Dieta in bianco (leggera): cosa mangiare?

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Molto spesso capita che il dottore ci suggerisca di “mangiare in bianco”, soprattutto in presenza di disturbi intestinali che causano diarrea o difficoltà digestive in genere.

Analizzando la letteratura disponibile emerge velocemente come di fatto non esista una definizione oggettiva di dieta in bianco, che deve invece essere intesa come un approccio alimentare volto ad evitare di appesantire l’apparato digerente e allo stesso tempo garantire i nutrienti minimi per non debilitare ulteriormente il fisico già provato dalla malattia.

Se il salto di qualche pasto per inappetenza non è in genere un grosso problema, può tuttavia diventare controproducente quando eccessivamente protratto nel tempo; meglio invece puntare su un regime alimentare che non appesantisca, ma che allo stesso tempo sia sostenibile ed in grado di favorire un pieno recupero delle forze.

Allo stesso tempo una dieta leggera per qualche giorno può essere un utile rimedio dopo un’abbuffata responsabile della comparsa di gonfiore e senso di pesantezza, prima di tornare gradualmente alla normale alimentazione.

Lo scopo principale del mangiare in bianco, quindi, è quello di evitare alcuni fastidi e favorire un completo recupero del benessere intestinale, per esempio a seguito di una gastroenterite virale (influenza intestinale).

Tipicamente “in bianco” vuol dire consumare alimenti

poco conditi,
leggeri (facili da digerire)

e allo stesso tempo che non aumentino troppo la motilità intestinale, in modo da contrastare i sintomi. Ingredienti prìncipi di questo tipo di alimentazione sono cereali, riso e pasta, ma anche patate, carne bianca, pesce e poca verdura e frutta.

Gli stessi sintomi possono essere legati alla sindrome dell’intestino irritabile condizione che, spesso, causa episodi di diarrea.  L’alimentazione può aiutare a lenire la malattia: esiste una dieta specifica che può migliorare la condizione, la low-FODMAPs (Fermentable, Oligo-, Di-, Mono-saccharides and Polyols, ovvero a basso contenuto di zuccheri fermentabili e polioli), che interviene sugli zuccheri semplici che fermentano nell’intestino.

Si tratta di regime molto stringente (e per questo temporaneo) che spesso permette di raggiungere buoni risultati andando a ridurre o sopprimere l’assunzione di alcuni cibi, come ad esempio:

cibi contenenti lattosio (latte, latticini, ma anche alcuni salumi), per evitare la possibilità di fermentazione di questo zucchero che può causare gas, gonfiore, dolore e diarrea;
cibi contenenti un alto quantitativo di fibre (verze, cavolfiori, broccoli, ceci, fagioli, piselli, fave), che sostanzialmente potrebbero avere lo stesso effetto del lattosio anche se attraverso una reazione diversa;
cibi grassi (condimenti come olio e burro o alcuni tipi di carne), che facilitano la motilità intestinale, che in questo caso è un effetto non voluto;
cibi eccitanti (caffè o bevande zuccherate), che agiscono a livello nervoso stimolando la peristalsi.

Lo scopo è la costruzione di un menù

ipocalorico, che possa aiutare anche nell’eventualità in cui il giorno prima ci sia stata un’abbuffata, e allo stesso tempo facile da digerire, purtroppo sacrificando in parte l’aspetto del sapore.

Un menù del genere potrebbe essere composto da

Colazione: tè con un paio di fette biscottate integrali;
Metà mattina: una mela;
Pranzo: riso in bianco, petto di pollo, poca lattuga o verdura cotta tipo zucchine;
Merenda: una mela;
Cena: un uovo sodo e del purè.

Il riso può essere sostituito da un piatto di pasta o da una pastina in brodo; il pollo dal tacchino, da pesci magri o dall’uovo; al posto del purè si può mangiare del pane.

I condimenti vanno limitati al massimo: niente sale né olio, cottura preferibilmente al vapore, per aggiungere un po’ di sapore si possono utilizzare l’aceto o il limone.

Si raccomanda di masticare bene e a lungo e di privilegiare i seguenti metodi di cottura:

pasta/riso bolliti,
pesce e carne lessati, al vapore o ai ferri,
verdura cruda o, preferibilmente, lessata o stufata,
frutta fresca privata della buccia e cotta.

Ovviamente un regime del genere non può essere sostenuto a lungo e va concordato con il nutrizionista, in modo da verificare l’adeguatezza personale.

È importante sottolineare che quest’esempio non è l’ideale per tutti, alcuni potrebbero aver bisogno di una dieta più restrittiva come la low-FODMAPS, altri di una dieta più blanda per gestire un disturbo meno fastidioso.

Rimane quindi fondamentale il consulto con il medico per la diagnosi e con il nutrizionista per la corretta alimentazione, evitando il fai-da-te che, nella migliore delle ipotesi, non serve a nulla.

fonte

Dieta in bianco (leggera): cosa mangiare?ultima modifica: 2022-01-02T13:00:07+01:00da gioluz
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